Elephant Parade: La storia dell’elefantina Mosha
Tailandia, primi anni 2000. Siamo al confine tra Tailandia e Birmania (Myanmar). È una calda giornata di sole, l’aria è carica di umidità, il cielo magnificamente terso. La piccola elefantessa Mosha di soli 7 mesi sta passeggiando scuotendo su e giù la sua proboscide in cerca di qualcosa di appetitoso da mangiare.
Boom! Ad un tratto la vita di Mosha cambia per sempre: senza accorgersene ha toccato una mina che le ha completamente squarciato la zampa anteriore destra. In una frazione di secondo l’elefantessa Mosha si trova condannata: non sarà in grado di reggere a lungo il suo peso sulle tre fragili zampe che le rimangono. È una vera fortuna che venga trovata da alcuni medici veterinari del posto che la curano, ma Mosha non riuscirà mai a tornare alla sua vita per come era prima.
Qui inizia la storia di Elephant Parade, una storia che unisce impresa e impegno sociale; un racconto che intreccia la vita dell’elefantessa Mosha con quella di Marc e Mike Spits.
Ci spostiamo nel 2006: Marc e Mike, rispettivamente padre e figlio, si trovano in vacanza in Tailandia e qui conoscono Mosha. Rimangono talmente colpiti dalla sua storia che decidono di fare qualcosa per aiutarla.
“Volevamo aiutare Mosha e creare qualcosa di strutturale che sarebbe stato redditizio a lungo termine. Questo è l’unico modo in cui possiamo fornire all’elefantessa un futuro sostenibile“.
Si mettono quindi in testa di voler dare a Mosha una gamba artificiale per restituirle una vita quanto più normale possibile. Non solo i costi da sostenere sono notevoli, ma c’è anche da considerare il fatto che non è mai stata realizzata una protesi del genere. Ma a Marc e Mike non importa, vanno avanti un passo alla volta e cominciano a riprodurre statue di Mosha chiedendo ad artisti di ogni nazionalità di dare il proprio contributo per questo progetto.


Nel 2007 Elephant Parade tiene a Rotterdam (Olanda) la prima mostra dove sono presenti decine di statuette dell’elefantessa Mosha. L’evento ha così successo che viene replicato nel 2008 ad Anversa (Belgio), poi Amsterdam, nel 2010 a Londra. Il successo è travolgente e presto si aggiungono Copenhagen, Milano, Singapore, fino ad arrivare negli Stati Uniti e passando per la Cina.


Grazie ai ricavi e alle donazioni arrivate da tutto il mondo, l’elefantina Mosha ha finalmente avuto la sua protesi e ha imparato in breve tempo a camminare come un tempo. Mosha vive ancora oggi presso la struttura tailandese “Friends of the Asian Elephant Hospital” a Lampang, dove continua a ricevere le amorevoli cure del personale.
La protesi di Mosha necessita infatti onerose modifiche ogni anno per via della crescita dell’elefantessa. Per questo motivo artisti di ogni nazionalità continuano a dipingere statue dell’elefantina e le mostre hanno luogo in tutto il mondo. Il 20% di tutto il ricavato viene annualmente donato all’associazione che si prende cura di Mosha e di tanti altri elefanti sfruttati e maltrattati.